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Su di Me

Dott.ssa Mara Scarpa

Mi chiamo Mara Scarpa, sono psicologa clinica, psicoterapeuta dinamica a indirizzo junghiano in formazione e Somatic Experiencing Practitioner, un metodo per la cura del trauma psichico.

Il mio approccio terapeutico è una sintesi di ciò che ho appreso nella varie tappe della mia ricerca e del mio cammino formativo.

I primi passi

“Partire dall’inizio” è un principio ordinatore che ho preso decisamente alla lettera, e così, dopo il liceo, ho iniziato a studiare filosofia teoretica e teologia.

Dopo una prima e appassionata infarinatura dell’antenato di tutti, mi è venuta voglia di proseguire la strada dell’albero genealogico di questa cosa meravigliosa che è la vita umana. Così la teologia che, nel frattempo, aveva incluso gli sguardi di altre culture e letture del trascendente, ha aperto la porta (senza uscire di casa) alla psicologia.

Il lavoro di tanti anni in una casa editrice ha arricchito l’approfondimento e la ricerca, che si è avventurata in numerosi e variegati percorsi.

L’avventura è iniziata con una scuola di Gestalt Counseling, all’Istituto Gestalt Bologna, nella quale ho appreso i primi aspetti delle dinamiche relazionali, di coppia e di gruppo.

Corso di alta formazione su trauma e lutto

La relazione d’aiuto che volevo imparare a offrire è stata inizialmente caratterizzata dal desiderio di imparare a stare accanto alle persone nel momento più delicato della vita, quello in cui ci si avvicina alla morte; ho così frequentato un corso di alta formazione su trauma e lutto, tenuto dal professor Campione, a cui è seguita un’esperienza di volontariato all’Hospice di Bentivoglio. Al professor Campione devo, con molta gratitudine, l’aver colto l’importanza del sacro rispetto per come ciascuno vuole e può incontrare questo mistero, quando si rende conto che la morte entra a far parte della sua vita. In questo spazio di vicinanza, non ci sono tecniche o prassi da maneggiare ma, innanzitutto, amore e presenza da offrire.

Proprio all’Hospice, quando la vita, come in un crogiolo, si lascia scoprire nei suoi frammenti più preziosi, è nato il desiderio di ampliare le competenze per trasformare l’attività di volontariato in una professione, così mi sono laureata in Psicologia clinica. 

Somatic Experiencing

Negli studi accademici, ho incontrato gli scritti di Peter Levine e il suo approccio psico-fisiologico per la cura del trauma, Somatic Experiencing, che includevano un aspetto spesso trascurato nelle terapie psicologiche: l’attenzione al corpo. Grazie a questa fondamentale formazione, ho imparato a osservare e a includere in ogni processo terapeutico l’esperienza corporea. Ho scoperto come sia possibile aprirsi a nuove consapevolezze solo iniziando a ripristinare uno stato di possibile regolazione fisiologica e attraverso la percezione di un sufficiente senso di sicurezza, soprattutto in seguito a esperienze traumatiche, di cui non sempre si è consapevoli.

All’esperienza come studente ha fatto seguito il percorso per diventare formatrice e, attualmente, sono Assistente nel training di Somatic Experiencing Italia.

Costellazioni familiari sistemiche

In seguito, grazie alla competenze e alla saggezza che ho conosciuto in un caro maestro, il dott. Walter Giubbilini, mi sono iscritta alla sua Scuola in Costellazioni familiari sistemiche secondo l’insegnamento di Bert Hellinger. Non pratico costellazioni di gruppo, anche se nutro profonda ammirazione per questo lavoro, ma lo sguardo al sistema familiare e transgenerazionale delle persone che incontro in seduta arricchisce in modo originale e profondo lo spazio nel quale si può esplorare la genesi e il protrarsi delle dinamiche interne disfunzionali, e dare nuovo senso alla preziosa eredità d’amore e alla gratitudine per la vita che ciascuno ha ricevuto.

Master sui disturbi alimentari

In ogni epoca e in ogni cultura, ci sono specifiche forme in cui si manifestano le difficoltà della crescita e i disagi personali; nella nostra epoca e nel nostro spazio occidentale del mondo, i conflitti relativi all’alimentazione stanno sempre più rappresentando la voce di un corpo che non trova o non conosce parole per farsi incontrare, nemmeno da se stessi. Grazie al Master sui disturbi alimentari tenuto dal Centro  Ananke di Milano, mi sono avvicinata alla comprensione dell’alfabeto di questo nuovo linguaggio che, nonostante le numerose formulazioni diagnostiche che si moltiplicano nei manuali, per ciascuno si esprime in modo del tutto originale. E’ a questa originalità, come per ogni altra espressione di disagio che viene riconosciuto tramite criteri diagnostici, che sono interessata quando incontro le persone.

 

Psicoterapia psicodinamica a orientamento junghiano

Con la percezione di aver ormai costruito tutte le fondamenta che sentivo necessarie, ho iniziato la scuola che ritengo più importante e, in un certo senso, la sintesi nella quale possono convergere e prendere vita tutti gli apprendimenti precedenti: la psicoterapia dinamica a orientamento junghiano. La cito per ultima per motivi più simbolici che temporali, perché si è svolta in modo trasversale ad alcune formazioni sopra raccontate.
La cito per ultima come se fosse un inchino di gratitudine, perché l’incontro o, a volte, solo l’intuizione di alcune tra le sfumature della meravigliosa policromia del mondo interno – innanzitutto di me stessa e, solo attraverso questo, di ogni persona che si siede di fronte a me – è quanto sento più vicino alla sacralità che ho incontrato negli studi di teologia, con i quali è iniziato il mio viaggio.

 

Psicoterapia psicodinamica a orientamento junghiano

Con la percezione di aver ormai costruito tutte le fondamenta che sentivo necessarie, ho iniziato la scuola che ritengo più importante e, in un certo senso, la sintesi nella quale possono convergere e prendere vita tutti gli apprendimenti precedenti: la psicoterapia dinamica a orientamento junghiano. La cito per ultima per motivi più simbolici che temporali, perché si è svolta in modo trasversale ad alcune formazioni sopra raccontate.
La cito per ultima come se fosse un inchino di gratitudine, perché l’incontro o, a volte, solo l’intuizione di alcune tra le sfumature della meravigliosa policromia del mondo interno – innanzitutto di me stessa e, solo attraverso questo, di ogni persona che si siede di fronte a me – è quanto sento più vicino alla sacralità che ho incontrato negli studi di teologia, con i quali è iniziato il mio viaggio.

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